Conto corrente estero


conto corrente estero paradisi fiscaliIl Trattato di Maastricht, firmato il 7 febbraio 1992, autorizza i cittadini appartenenti agli stati membri della Comunità Europea ad aprire conti correnti bancari presso qualsiasi stato UE. A patto che il saldo delle attività intrattenute all'estero venga regolarmente incluso nella dichiarazione dei redditi annuale, l’apertura di un conto estero, ovvero di un conto in valuta estera, non viola alcuna normativa fiscale e non è una pratica illegale. In caso di conti esteri con importo superiore a €10.000 è necessario redigere un documento apposito, chiamato quadro RW, per la dichiarazione dei redditi. Se la fonte del reddito è di provenienza lecita ed il trasferimento avviene attraverso un canale finanziario autorizzato, l’alimentazione del conto estero con versamenti periodici non è una pratica illegale.

 


Dando per scontata la provenienza lecita delle somme di denaro e la modalità trasparente di trasferimento dei fondi, la scelta del conto corrente estero è generalmente determinata dalla convenienza dell’apertura di un conto corrente in valuta estera. Al pari di qualsiasi conto corrente bancario italiano, il conto estero produce degli interessi sul capitale depositato ed è al contempo soggetto ad imposte sugli interessi da risparmio maturati all'estero. Sia per cittadini comunitari che per cittadini extra UE, la banca estera eroga degli interessi su ogni conto corrente comunicando al paese di residenza del cittadino informazioni specifiche sul rapporto bancario ed opera una ritenuta d’imposta sugli interessi maturati. Il regime di tassazione e le comunicazioni obbligatorie con il paese di residenza sono determinate dal paese in cui viene aperto il conto corrente.

 

Conto corrente estero: paradisi fiscali e lista nera Ocse

Gli stati che garantiscono un prelievo in termini di tasse basso o addirittura nullo sui depositi bancari vengono definiti paradisi fiscali. Tale scelta è finalizzata ad attirare capitali provenienti dai paesi stranieri, fornendo una tassazione ridotta. Dal punto di vista del contribuente, i paradisi fiscali rappresentano un rifugio dalla tassazione sui redditi, annoverabile pertanto come tecnica di elusione fiscale. Un esempio di paese confinante con l'Italia che attira notevoli capitali è la Svizzera.

 


Paesi extra europei come, per esempio, Costa Rica, Malesia, Filippine ed Uruguay appartenevano alla cosiddetta lista nera Ocse. Il sistema della blacklist è usato in Italia per tassare il 95% dei dividendi da società nei paesi compresi. Per i paesi non inseriti in tale lista si pagano le imposte solo sul 40%. Dopo il G20 di Londra tenuto nel 2009 i quattro paesi appartenenti alla blacklist hanno preso l'impegno di rispettare le norme fiscali internazionali e pertanto non rientrano più in tale lista.